I problemi delle api: gli effetti della perdita di biodiversità I problemi delle api: gli effetti della perdita di biodiversità © Carlo Taccari
NOTIZIE 27 Settembre 2016

I fattori che minacciano la vita delle api

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Il nostro pianeta è purtroppo afflitto da innumerevoli piaghe ambientali causate dalla sconsiderata attività di noi esseri umani.

La biodiversità, cioè la diversità in specie viventi, è diminuita di più di un quarto negli ultimi 35 anni (WWF Global, 2016); le cause principali sono l’aumento della popolazione umana e il conseguente consumo di territorio, la distruzione dell’habitat, il commercio di specie selvatiche ed i cambiamenti climatici. Le specie a rischio di estinzione a livello mondiale sono il 19% del totale (IUCN, 2015).

Perdita globale di biodiversità secondo il Living Planet Report 2014 del WWF © Carlo Taccari

Perdita globale di biodiversità secondo il Living Planet Report 2014 del WWF © Carlo Taccari

Tali dati sono estremamente allarmanti anche per un non addetto ai lavori; fortunatamente da diversi anni l'importanza della biologia della conservazione è riconosciuta universalmente, tanto da essere considerata una disciplina accademica, ma questo non basta a far sì che le politiche ambientali dei Paesi si adeguino e permettano quel radicale cambiamento che potrebbe invertire la tendenza dei drammatici dati appena esposti.

La biodiversità è diminuita più di un quarto negli ultimi 35 anni
- WWF GLOBAL, 2016

L’impegno di tutti è fondamentale e per potersi attivare il primo passo è la conoscenza, per questo è importante non smettere di informarsi. Noi abbiamo scelto di approfondire la conoscenza di una specie simbolo per la natura: l’ape è non solo una specie sensibile all’inquinamento e dunque minacciata, ma è anche un nodo fondamentale di quella rete di specie che insieme costituiscono la biodiversità.

api operaie cammininano sui i telaini © Carlo Taccari

Api operaie sui telaini © Carlo Taccari

Le api: specie minacciate

La specie Apis mellifera, presente in tutta Europa, si suddivide in ben 10 sottospecie (Ruttner 1988, De la Rúa et al. 2009), una delle quali, Apis mellifera ligustica, è originaria della penisola italiana. Attualmente non è più possibile distinguere le famiglie interamente selvatiche da quelle allevate a causa degli incroci tra le une e le altre; anche se le api allevate sono molto indipendenti rispetto all’uomo, non è possibile definirle del tutto selvatiche a causa della selezione artificiale operata ormai da molti secoli, che ha portato alla nascita di varietà di api più produttive o meno aggressive, comunque preferite dall’uomo.

Molti studi documentano un considerevole declino nelle popolazioni di Apis mellifera. Le principali minacce alla loro sopravvivenza sono: la perdita di risorse alimentari, la perdita di habitat per fare il nido, l’introduzione di specie aliene invasive, l'azione di parassiti e patogeni, l’uso di prodotti chimici per l’agricoltura.

Analizziamo questi fattori singolarmente:

La perdita delle risorse alimentari e degli habitat per il nido

distruzione degli habitat naturali © Carlo Taccari

Distruzione degli habitat naturali © Carlo Taccari

É una diretta conseguenza dell’intensificarsi della diffusione di monocolture, dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione. La reintroduzione di pratiche agricole come la rotazione delle colture e la coltivazione di fiori attraenti per le api nelle aree verdi, aiuterebbe le api a recuperare le risorse necessarie alla propria sopravvivenza.

L’introduzione di specie aliene invasive

Le specie aliene invasive sono quelle specie introdotte direttamente o indirettamente dall’uomo in aree dove non sarebbero naturalmente presenti e che si diffondono al punto da competere con le specie native. Un esempio è quello dell’introduzione del Calabrone asiatico, il cui nome scientifico è Vespa velutina: questa specie di calabrone è arrivata in Europa nel 2005, in particolare in Francia tramite un carico di bonsai proveniente dall’Asia e da lì ha iniziato ad espandersi; in Italia è stato segnalato la prima volta in Liguria nel 2012, ma la sua diffusione non tende ad arrestarsi.

caratteristiche importanti per il riconoscimento della Vespa Velutina © vespavelutina.eu

Caratteristiche importanti per il riconoscimento della Vespa velutina © vespavelutina.eu

Questa specie è una grave minaccia per l’ape poiché preda le operaie. I continui attacchi da parte di Vespa velutina stressano la famiglia comportando una diminuzione dei voli di bottinamento e, di conseguenza, una diminuzione delle risorse. Tale fenomeno si va a ripercuotere anche sulla produzione di uova, portando facilmente al collasso dell’alveare. L’introduzione di un’adeguata legislazione ed il controllo del commercio internazionale di derrate alimentari e specie esotiche permetterebbe di evitare il verificarsi di questo fenomeno, che purtroppo ormai ha conseguenze devastanti in tutto il mondo.

L'effetto di parassiti e patogeni

Parassiti e patogeni si diffondono più facilmente su colonie stressate, ad esempio dall’inquinamento; inoltre alcuni di essi sono specie invasive per cui le api nostrane non hanno difese.

Una specie parassita invasiva che sta danneggiando notevolmente le popolazioni di api è l’Aethina tumida, il cui nome comune è proprio Coleottero degli alveari: questo coleottero è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 2014 e da allora, purtroppo, continuano ed essere segnalati casi di apiari infestati in diverse zone del Paese.

Esemplare di l’Aethina tumida © web

Esemplare di Aethina tumida © web

Proveniente dal Sudafrica, dove vive infestando Apis mellifera capensis che però non risente pesantemente della sua presenza, svolge il suo ciclo di vita nell’alveare. Le larve del piccolo coleottero si nutrono di polline e miele e per far questo scavano tunnel nei favi, distruggendoli; inoltre gli escrementi e l’attività delle larve provocano l’inquinamento e la fermentazione del miele. Spesso i danni sono così gravi che la famiglia di api decide di sciamare.

Un altro esempio noto a tutti gli apicoltori è quello di Varroa destructor, un acaro introdotto nel 1900 dalla Corea quando, per ottenere ceppi di api più produttive, sono state incrociate le specie Apis mellifera e Apis cerana. Quest’ultima specie era parassitata dall’acaro e lo ha trasmesso all’Apis mellifera, iniziando così la rapida diffusione del flagello delle api.

femmina di varroa su una pupa

Acaro parassita Varroa destructor sulla testa di una pupa © Jacopo Werther

 

In Italia è stata segnalata per la prima volta nel 1981. Il ciclo vitale di Varroa si svolge interamente nell’alveare: l’acaro depone le uova all’interno delle cellette dove si trovano le uova delle api e si attacca al suo ospite non appena sviluppa, nutrendosi della sua emolinfa. In questo modo l’ospite, oltre ad essere indebolito, può essere infettato da virus trasmessi dall’acaro parassita.

 

 

Purtroppo la diffusione di Varroa destructor è talmente disastrosa che ha portato alla dipendenza di molte colonie di api dalle cure veterinarie dell’uomo; si tratta di un perfetto esempio di come le sconsiderate azioni umane si ritorcono contro l’umanità stessa, oltre che su tutto l’ecosistema.

L’uso di prodotti chimici per l’agricoltura

Impiego di pesticidi in una industria agricola intensiva

Impiego di pesticidi in una industria agricola intensiva © web

Molti studi sono stati effettuati riguardo il rischio che deriva dall’uso di pesticidi per le api. In particolare il Thiamethoxam è un insetticida neonicotinoide impiegato in agricoltura che, secondo studi pubblicati sulla rivista Science, provoca una perdita di orientamento nelle colonie di api. Grazie a questi studi in molti Stati europei è stato ridotto l’uso di tali insetticidi, tuttavia in una relazione commissionata dall’EFSA (Bee Mortality and Bee Surveillance in Europe) è emerso che i sistemi di monitoraggio nell'UE sono inadeguati e vi è sia una carenza di dati a livello degli Stati membri sia una mancanza di dati confrontabili a livello di Unione Europea.

Uno studio condotto dall'EFSA ha evidenziato l'inadeguatezza dei sistemi di monitoraggio dell'UE, carenza di dati da parte degli Stati membri e l'impossibilità di confrontare i dati raccolti nell'Unione Europea.

Per questi motivi dovranno essere condotti ancora molti studi al fine di elaborare strategie di controllo adeguate.

Le api come sentinelle

Le api sono una specie altamente sensibile ai cambiamenti ambientali dovuti all’attività umana e per tale motivo sono considerate "sentinelle": quando le colonie di api hanno un declino vuol dire che la qualità ambientale di un’area sta diminuendo. Questa loro caratteristica le rende una specie molto utile per studi di conservazione.

Aiutando le api, aiutiamo tutta la natura, compresi noi esseri umani, è per questo che ci sta tanto a cuore il destino delle api.

BIBLIOGRAFIA

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Ultima modifica il 08 Marzo 2017
Valeria Pasqualini

Nata a Roma nel 1982, biologa evoluzionista, ha conseguito un master in Conservazione della Biodiversità ed un dottorato di ricerca in Biologia Animale. Ha lavorato come operatore ambientale e divulgatore scientifico presso diverse cooperative che si occupano di educazione ambientale. Insegna matematica e scienze. Si occupa per “BUONO” dell'aspetto didattico e divulgativo.