La fortuna di Jane Goodall è stata quella di incontrare il famoso antropologo e paleontologo Louis Leakey, il quale era interessato al comportamento delle scimmie antropomorfe (i.e. scimpanzé, gorilla e oranghi) per trarre informazioni circa il percorso evolutivo dell'uomo. Condusse ricerche di tipo osservazionale per più di 40 anni sulla vita sociale e sul comportamento degli scimpanzé. Una delle sue scoperte più significative fu l'uso di strumenti da parte di questi animali come, ad esempio, prendere un rametto, toglierne le foglie, inserirlo nel termitaio, aspettare qualche minuto affinché gli insetti vi si aggrappino e poi estrarre il rametto per poterli mangiare. Oggi sappiamo che tale comportamento è diffuso anche tra altre specie, ma allora era considerato una prerogativa esclusivamente umana, tant'è che lo stesso Leakey pronunciò la famosa frase:
"Adesso dobbiamo ridefinire l'uomo, o ridefinire gli utensili, oppure accettare gli scimpanzé come umani".
Le sue ricerche hanno rivelato la capacità di questi animali di usare strumenti, di provare emozioni ed avere una personalità, di adottare comportamenti di tipo cooperativo durante gli episodi di caccia (fino ad allora si pensava che gli scimpanzé fossero vegetariani).
Nonostante la chiusura mentale del mondo accademico che si trovò ad affrontare, Jane Goodall non si è mai arresa e tutt'oggi coltiva la speranza che
"possiamo cambiare il mondo in una notte"
Jane Goodall fu accusata di "eresia etologica", perché attribuì agli scimpanzé una personalità e la capacità di provare emozioni. Nonostante ciò i suoi studi hanno permesso di riconsiderare il posto dell'uomo nella natura e di far luce su alcuni aspetti del mondo non umano. Tutt'oggi la sua missione animalista, ambientalista ed umanitaria viene portata avanti dal Jane Goodall Institute, insieme al Gombe National Park e il Gombe Stream Research Center da lei stessa fondati per proteggere gli scimpanzé e coordinare gli studi e le ricerche a favore degli animali, dell'ambiente e del continente africano.