Gregor Johann Mendel ebbe la straordinaria intuizione di immaginare che l’ereditarietà dei caratteri trasmessi dai genitori ai propri figli avvenisse tramite lo scambio di agenti specifici: i geni.
I suoi studi di teologia, filosofia, scienze matematiche e naturali, iniziarono nella tranquillità del convento nel quale si trasferì per diventare prete a Brno nell’attuale Repubblica Ceca. In particolare si concentrò sull’analisi sperimentale dell’ereditarietà dei caratteri negli ibridi di pisello odoroso, una pianta che presentava caratteristiche perfette per i suoi esperimenti. La sua grande dote fu quella di scegliere accuratamente il materiale dei suoi studi e di analizzarlo per singoli caratteri (altezza delle piante, colore dei fiori e dei semi, ecc…).
Grazie all’elevato numero di semi che queste piante produceva, la statistica fu il suo strumento più potente. Incrociando tra loro individui con specifici caratteri e studiando tali caratteri separatamente dimostrò che essi si comportavano come unità singole e che venivano distribuiti singolarmente ad ogni successiva generazione. Grazie a questi studi formulò quelle che sono le famose “leggi di Mendel” e che rappresentano le basi della moderna genetica.
Mendel pubblicò questo suo lavoro in una corposa memoria dal titolo: “Memoria sugli ibridi delle piante”.
Purtroppo tale lavoro rimase nascosto in una rivista minore per più di 50 anni finché nel 1900 furono pubblicati contemporaneamente tre lavori che citavano e confermavano le sue leggi.
"Quello che facciamo oggi lo lasciamo alle prossime generazioni"
- Gregor Johann Mendel