Una cosa che apprezzo molto dell’arte è che mi permette di uscire dalla mia percezione del mondo, dalla mia immaginazione, facendomi entrare in quella di qualcun altro con una visione differente.
Secondo Simon Michael Schama storico dell’arte e professore di storia e storia dell’arte della Columbia University, “la grande arte ha pessime maniere”, non ha riguardo per la visione del mondo che ha lo spettatore, invade la mente e il cuore.
“La grande arte ha pessime maniere” - Simon Michael Schama
I più saggi di noi traggono spunti di riflessione da questo conflitto e mai come oggi abbiamo bisogno di una scossa che ci permetta di alzare lo sguardo dai comuni problemi personali per cercare soluzioni al dramma che la natura sta vivendo e con lei stanno vivendo anche le api.
Se ci stai seguendo sai bene che BUONO è nato così, cercando la soluzione al problema del declino delle popolazioni di api, di cui siamo tutti complici, spesso senza neanche rendercene conto.
Forse l’arte può svegliare i nostri cuori e salvare le api.
Forse l’arte può svegliare i nostri cuori e salvare le api. goo.gl/M5F4YZclicca per twittare
Già qualche tempo fa abbiamo visto insieme come le api sappiano essere fonte di ispirazione per artisti di discipline diverse.
Oggi ti farò scoprire come per alcuni di essi “colpirci allo stomaco” sia una vera missione per prendere coscienza e reagire ai problemi che la natura affronta.
Prima che tu prosegua nella lettura di questo articolo ci tengo a farti notare che alcune delle immagini di seguito potrebbero impressionarti. Al tempo stesso è importante che tu sappia che nulla di quanto segue è peggiore della realtà e con questo dobbiamo fare i conti.
Sarah Hatton
www: www.sarahhattonartist.com
© Sarah Hatton
Nata in Inghilterra e cresciuta tra il Canada e le Barbados è una visual artist che indaga l’equilibrio tra l’uomo e la natura.
La sua serie “Bee Works”, realizzata utilizzando migliaia di api morte, unisce l’arte alla sensibilizzazione pubblica e, nel 2014, le ha permesso di vincere l’RBC Emerging Artist Award.
Hatton trae ispirazione dalla natura, dai suoi pattern ripetuti e per affrontare il tema del rapporto uomo-natura utilizza un esempio/problema che riguarda tutti noi, quello dei pesticidi neonicotinoidi e del declino mondiale delle popolazioni di api.
Dettaglio di un'opera di Sarah Hatton © Sarah Hatton
Le piccole api decedute a causa dei pesticidi vengono così disposte in pattern matematici che le collegano per sempre alle monoculture a causa delle quali hanno perso la vita.
"Florid" © Sarah Hatton
Ad un primo sguardo sembra un insieme casuale di puntini eppure, dopo poco, si avverte un senso di disturbo dovuto a un’infinita spirale difficile da seguire con lo sguardo che attrae, ma al contempo destabilizza.
Come un’ape, lo spettatore si perde all’interno della spirale del girasole e non è più in grado di trovare la strada per l’alveare.
"Circle 1" © Sarah Hatton
All’interno della serie “Bee Works” emergono alcune opere ispirate ai cerchi nel grano, per testimoniare l’opera dell’uomo di asservire la natura alle proprie necessità. Tra queste “Cirlce 1” si ispira a un altro pattern molto comune nel mondo naturale, osservabile dalle conchiglie alle pigne dei pini, e nell’arte di Sarah diventa un nuovo simbolo:
Implica che c’è un’infinità e che ogni parte lavora per l’insieme – Sarah Hatton
Nicola Parente
© Nicola Parente
Nato a Mola di Bari, Nicola Parente vive e lavora a Huston (Texas).
É un’artista capace di usare mezzi differenti per trasmettere il proprio messaggio.
Con l’ installazione “The Buzz”, Parente costringe lo spettatore ad immergersi nel problema del declino mondiale delle popolazioni di api e aprire un dialogo sull’importanza di una catena alimentare che torni ad essere libera dai pesticidi.
Oltre 2,700 buste di carta marrone sono state allineate dall’alto verso il basso alla stregua di un pattern di esagoni di un telaino di un alveare ma, questa volta, sono cellette fatte dall’uomo.
“The Buzz” © Nicola Parente
Nicola chiama in campo tutti in nostri sensi grazie a questa intricata disposizione di elementi creati dall’uomo, ma non solo: camminando all’interno dell’installazione è possibile ascoltare e osservare una colonia di api al lavoro.
Le api come impollinatori giocano un ruolo fondamentale per una grande varietà di ecosistemi e le popolazioni di api sono di importanza fondamentale per la storia della nostra evoluzione.. Mi auguro che tutti coloro che vivranno l’esperienza di questa installazione ne usciranno più consapevoli del problema e che saranno ispirati a fare la loro parte per la sopravvivenza delle api – Nicola Parente
Kelly Heaton
www: www.kellyheatonstudio.com
“The Beekeeper” detail © Kelly Heaton
Kelly Heaton è una visual artist statunitense intrigata dalle possibili influenze che la tecnologia può avere sulla natura.
Come folgorata dall’apicoltura, all’inizio del 2013 la Heaton comincia ad esplorare il mondo delle api. Apprende il mestiere dell’apicoltrice e il rapporto diretto che instaura con gli insetti stimola la sua creatività. Nascono così sculture cinetiche basate sui movimenti che osserva negli alveari, profumi ricavati dai fiori che piacciono alle api e pitture raffiguranti l’importante ruolo di impollinatore che l’ape assolve.
Da queste esperienze nasce la sua recente esposizione del 2015 “Pollination”, un tripudio di opere realizzate con mezzi artistici differenti che si mescolano ad elementi tecnologici, profumi e organismi vegetali per coinvolgere lo spettatore in un dialogo sulla vera identità della natura umana.
Sono un’artista perché sono attivamente impollinata dallo spirito del mondo. Senza di questo non avrei nulla da poter far vedere. – Kelly Heaton
A dominare l’esibizione è l’opera “The Beekeeper” (“l’apicoltore” n.d.r.), una scultura cinetica enorme che raggiunge il soffitto dalla sala.
“The Beekeeper” © Kelly Hatton
L’artista stessa definisce questa scultura come un “energetico autoritratto” all’interno del quale mescola elementi naturali ed elettronici. In alto appare in lontananza un sole di mani bianche che svetta sopra un alveare illuminato, attorno al quale ruotano api robotiche.
Vicino all’installazione l’opera "Emergency Queen Cell" dove, al di sotto di un alveare di tipo tradizionale si sviluppa una enorme cella reale che assume le forme di una Vergine Maria rovesciata a rappresentare non solo l’importanza che la regina ha per la colonia, ma anche quel generalizzato momento di panico e frenesia che colpisce una famiglia di api durante la perdita della propria regina.
"Emergency Queen Cell" © Kelly Hatton
Il precario equilibrio delle colonie di api e il contributo che la tecnologia potrebbe dare nella sparizione delle popolazioni di api si fanno più astratti nell’installazione "Colony Collapse Disorder" ("Il collasso della colonia" n.d.r.). Qui un’ape gigante giace a fianco di un alveare-transistor intento ad andarsene.
"Colony Collapse Disorder" © Kelly Hatton