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20BUONI 04 Agosto 2015

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Nei primi decenni del XX secolo la fisica subì, con la nascita della Meccanica Quantistica, una rivoluzione senza precedenti..

Di essa Erwin Schrödinger (1887-1961) fu senza dubbio uno dei personaggi chiave. Formulata da un gruppetto di scienziati europei, la scienza dell’atomo ha cambiato per sempre il modo di vedere la natura introducendo probabilità, indeterminazione ed impredicibilità. Secondo la meccanica quantistica il comportamento di una particella non è infatti prevedibile con esattezza ma solo in modo probabilistico. Tale incertezza non esiste invece nel mondo macroscopico in cui una cosa è o semplicemente non è!!! Schrödinger mise insieme i due mondi, quello quantistico e quello macroscopico, e formulò, nel 1935, un esperimento mentale, noto oggi come “il paradosso del gatto”. Egli pose in una scatola chiusa un gatto, una quantità minima di una fonte radioattiva, un contatore Geiger, un martello e una fiala di cianuro disposti in modo tale che quando un decadimento radioattivo fosse rilevato dal contatore Geiger, questo azionasse il martello che a sua volta, cadendo, avrebbe rotto la fiala contenente il veleno e, quindi, ucciso il gatto.

Il sistema segue le leggi della meccanica quantistica; infatti, sappiamo che un singolo atomo radioattivo emetterà radiazioni ma non possiamo dire con esattezza quando ciò si verificherà. La meccanica quantistica ci dice che  finché un sistema non viene osservato esso rimane in uno stato indefinito, costituito dalla sovrapposizione e contemporaneità di tutti i suoi possibili stati (nucleo non decaduto-decaduto; gatto vivo-gatto morto). Lo stato del sistema diventerà invece unico come conseguenza di una osservazione sul sistema stesso. Il gatto è, cioè, sia vivo sia morto finché non si apre la scatola!!! In questo modo anche il destino del gatto risulta regolato dalle leggi probabilistiche del mondo atomico.

Schrödinger con questo esperimento volle dimostrare i limiti della meccanica quantistica nonostante egli stesso ne fu uno dei fondatori. Il paradosso deriva proprio dal voler mettere in relazione un sistema microscopico come quello atomico con un sistema macroscopico (il gatto). Egli vinse il premio Nobel per la fisica nel 1933 condiviso con con Paul Adrien e Maurice Dirac ”for the discovery of new productive forms of atomic theory”.

Nello stesso periodo Schröndinger era affascinato dalla questione biologica e tenta di spiegare il fenomeno della vita attraverso l’uso della fisica quantistica applicata alla genetica. Nel libro “Così è la vita” egli propone l’ipotesi secondo cui la cellula sia regolata da un cristallo aperiodico formato da elementi ripetuti ereditabili.

“Ora, mi sembra, poche altre parole sono necessarie per mostrare il punto di rassomiglianza tra un orologio ed un organismo. Si tratta semplicemente e soltanto del fatto che anche quest’ultimo si basa su di un solido, il cristallo aperiodico, che costituisce la sostanza ereditaria ed è ben lontano dal disordine dell’agitazione termica”. - Erwin Schrödinger

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Ultima modifica il 08 Marzo 2017
Carlo Taccari

Nato a Roma nel 1980, laureato nel 2010 in Biologia Evoluzionistica. Presidente dell'Associazione è fotografo e grafico professionista. Si occupa per “BUONO” degli aspetti relativi alla comunicazione e all’immagine dell’Associazione.