L'apprendimento dentro e fuori scuola L'apprendimento dentro e fuori scuola © Carlo Taccari
EDUCAZIONE 18 Settembre 2017

L'apprendimento dentro e fuori scuola

Vota questo articolo
(0 Voti)

Tutti noi adulti di oggi siamo stati bambini, proprio come i bambini di oggi saranno gli adulti del domani. Ma come siamo cresciuti noi e come stanno crescendo loro? Li stiamo guidando nel loro apprendimento?

Probabilmente pensiamo di sì, cercando di non fargli mancare niente, la migliore scuola, lo sport, le attività extra-scolastiche, ma dalle evidenze scientifiche degli ultimi anni emerge un quadro preoccupante sulla salute delle nuove generazioni. I ragazzi di oggi sono sempre più soggetti a elevati livelli di stress1,2, obesità3 e miopia4, deficit da vitamina D5 e, mai come prima, si osserva un calo del rendimento scolastico6.

Cosa sta succedendo?


“Qualcosa è cambiato”
, ma qualcosa può ancora cambiare.

Da un lato la tecnologia è entrata in modo predominante nelle nostre vite e spendiamo in media 7 ore al giorno davanti ad un dispositivo di nuova generazione7, dall’altro la diminuzione degli spazi verdi nelle città ci porta a vivere meno gli spazi urbani comuni e a rinchiuderci di più nelle abitazioni.

Bambino gioca con un dispositivo moderno

Un bambino passa il tempo giocando con un telefonino @picjumbo

Ne deriva che i giovani di oggi si muovono poco, giocano raramente all’aria aperta, rivelano una perdita dell’attenzione alla realtà8, sviluppano dipendenza nei confronti della tecnologia9, nonché sono meno sicuri nei rapporti interpersonali perché troppo abituati a stare da soli10. Nello stesso tempo vivono la scuola come qualcosa di obsoleto e distaccato dalla loro realtà, proprio perché questa non riesce a stare al passo con l’avanzamento tecnologico.

Cosa possiamo fare per far crescere i giovani di oggi sani da un punto di vista fisico e mentale?

Innanzitutto dosare il contatto con la tecnologia.

Secondo l’American Academy of Pediatrics e la Canadian Society of Pediatrics, i bambini da 0 a 2 anni non dovrebbero essere esposti alla tecnologia, per quelli dai 3 ai 5 anni l’esposizione dovrebbe essere di un’ora al giorno, mentre per quelli dai 6 ai 18 anni non più di due ore al giorno.

Certamente se non li teniamo davanti allo schermo, in qualcos’altro dovremo impegnarli…

Secondo poi, offrire a bambini e ragazzi spazi di gioco e confronto dove poter fare delle esperienze sulla propria pelle (e non attraverso uno schermo) e in relazione con i propri simili, al fine di garantire una certa coesione sociale11. Questi spazi possono essere spazi chiusi (indoor), come avviene quando si svolgono i giochi di ruolo, o spazi aperti (outdoor) dove svolgere attività a contatto con la natura.

percorsi didattici festa ape oasi lipu buono James

Percorsi Didattici BUONO presso l'Oasi Lipu di Castel di Guido © BUONO

Attraverso l’apprendimento esperienziale (Experiential Learning) i bambini e i ragazzi vivono in prima persona e condividono delle esperienze cognitive, emotive e sensoriali che facilitano il loro apprendimento.

Questo processo si realizza quando l'esperienza e la teoria si integrano, quando l'osservazione e il ragionamento vengono stimolati da situazioni nuove, quando l’esperienza vissuta viene condivisa in un gruppo12. Dobbiamo dunque cercare di regalare ai nostri giovani opportunità nuove di apprendimento, di scoperta e di condivisione con gli altri, per garantire il loro sviluppo in modo ottimale, perché i bambini e i ragazzi di oggi sono il 100% degli adulti del domani.

 

I bambini e i ragazzi di oggi sono il 100% degli adulti del domani. goo.gl/zMtZU3clicca per twittare

 

L’apprendimento esperienziale avviene al di fuori del contesto scolastico, in un luogo al quale gli studenti non sono abituati e dove possono spingersi oltre, mettersi in gioco, scoprendo nuovi ruoli, nuovi limiti e punti di forza di se stessi e delle relazioni con gli altri. Questo luogo inusuale sarà il luogo dove mettere in pratica la teoria e sperimentare cose nuove. Soltanto attraverso un programma integrato condotto all’interno e al di fuori della scuola, dunque è possibile permettere agli studenti un processo di apprendimento ottimale.

I percorsi didattici proposti da BUONO rappresentano un’opportunità di apprendimento esperienziale sul mondo delle api, da svolgere sia in classe (indoor) sia sul campo (outdoor). In classe possiamo immedesimarci nella vita dell’alveare attraverso attività ludico-didattiche, sul campo possiamo osservare le api dal vivo e scoprire il loro ruolo nel contesto naturale. Attraverso il mondo delle api possiamo comprendere qualunque aspetto della biologia e delle scienze naturali, sentirci un tutt'uno con la natura che ci circonda e imparare a rispettarla.

 

I percorsi sul campo si svolgono presso l'Oasi LIPU di Castel di Guido, un’oasi naturale protetta dove è possibile scoprire molte specie vegetali e animali che non incontriamo in città. E' un luogo dove ai bambini si insegna a non disperdere rifiuti, ad adottare un comportamento educato, a rispettare il gruppo e adattarsi a nuove situazioni.

L’essere umano, in particolare durante l’infanzia, ha un desiderio innato di imparare. Le caratteristiche di un luogo informale dove svolgere attività didattica favoriscono la motivazione all’apprendimento. In particolare, le attività didattiche condotte al di fuori della scuola rappresentano una rottura nella routine scolastica e una novità in grado di attrarre l’attenzione e la curiosità degli alunni. Grazie alle ricerche scientifiche in campo cognitivo oggi sappiamo che l’attenzione è stimolata dalla novità piuttosto che dalla immutabilità e ripetitività dell’ambiente. Come già descritto da Pavlov negli anni ’20, il riflesso negli animali nasce da uno spostamento dell’attenzione dal compito che si stava svolgendo verso un qualunque stimolo nuovo che si inserisce nella consapevolezza dell’individuo: la percezione della novità aumenta quindi il nostro livello di attenzione e attiva la nostra capacità di ragionamento e concentrazione13. Inoltre, le neuroscienze suggeriscono che questo processo novità-dipendente di focalizzazione dell’attenzione gioca un ruolo importante nella memoria e nell’apprendimento14.

Per le materie scientifiche l’importanza delle attività didattiche al di fuori dell’insegnamento scolastico formale, poi, è ancora maggiore rispetto ad altre materie, proprio per l’intrinseca peculiarità della scienza di essere empirica. Soltanto osservando e sperimentando l’ambiente che ci circonda possiamo garantire ai bambini e ai ragazzi un apprendimento autentico. Ecco che portare gli alunni nei musei, ai laboratori scientifici e ad esplorare la natura produce effetti positivi, quali un maggiore senso estetico, un incremento dell’interesse, la capacità di osservazione, una capacità di sviluppare un senso critico e una definizione della propria personalità15,16. I contesti extra-scolastici dunque devono essere visti come una modalità di apprendimento complementare all’insegnamento scolastico formale, piuttosto che come qualcosa in competizione con la scuola.

Sarete quindi felici quando vostro figlio vi chiederà l’ennesima firma per l’ennesima gita, perché sarete consapevoli del fatto che gli state facendo il più bel regalo possibile: una nuova opportunità di apprendimento.

 

Gite: il più bel regalo possibile, una nuova opportunità d'apprendimento. goo.gl/zMtZU3clicca per twittare

 

Infografica apprendimento dentro e fuori scuola ©Carlo Taccari carlotaccari@gmail.com

 

SCOPRI I PERCORSI DIDATTICI BUONO

I Percorsi Didattici BUONO

 

BIBLIOGRAFIA

  1. Chawla et al. (2014) Green schoolyards as havens from stress and resources for resilience in childhood and adolescence. Health & Place, 28: 1–13.
  2. Kelz et al. (2015) The restorative effects of redesigning the schoolyard: a multi-methodological, quasi-experimental study in rural Austrian middle schools. Environment and Behavior, 47(2): 119–139.
  3. Wolch et al. (2011) Childhood obesity and proximity to urban parks and recreational resources: a longitudinal cohort study. Health & Place, 17(1): 207–214.
  4. Rose et al. (2008) Outdoor activity reduces the prevalence of myopia in children. Ophthalmology, 115: 1279–1285.
  5. Hossein-nezhad A., Holick M. F. (2013) Vitamin D for health: a global perspective. Mayo Clinic Proceeding, 88(7): 720–755.
  6. Wells et al. (2015) The effects of school gardens on children’s science knowledge: a randomized controlled trial of low-income elementary schools. International Journal of Science Education, 37(17): 2858–2878.
  7. WeAreSocial & Hootsuite (2017) Digital in 2017. Report
  8. Strayer, D. L., William A. J. (2001) Driven to distraction: Dual-task studies of simulated driving and conversing on a cellular telephone. Psychological science, 12(6): 462–466.
  9. Young, K. S. (1998) Internet addiction: The emergence of a new clinical disorder. Cyberpsychology & behavior, 1(3): 237–244.
  10. Turkle, S. (2011) Alone together. Why we expect more from technology and less from each other. New York, NY: Basic Books.
  11. Kweon et al. (1998) Green common spaces and the social integration of inner-city older adults. Environment and behavior, 30(6): 832–858.
  12. Kolb, D. (1984) Experiential learning as the science of learning and development. Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall.
  13. Pavlov I. P. (1927) Conditioned reflexes: an investigation of the physiological activity of the cerebral cortex. London: Oxford University Press.
  14. Phaf R. H., Wolters G. (1993) Attentional shifts in maintenance rehearsal. American Journal of Psychology, 106(3), 353–382.
  15. Schauble L. (1996) The development of scientific reasoning in knowledge-rich contexts. Developmental Psychology, 32(1): 102.
  16. Csikszentmihalyi M., Hermanson K. (1995) Intrinsic motivation in museums: why does one want to learn? Museums News, May/June, 34–37; 59–61.

 

LOGO BUONO

Resta aggiornato sui nuovi contenuti!

Unisciti a +1000 persone che stanno scoprendo qualcosa di BUONO!
Iscriversi è gratuito, cancellarsi.. anche. Prova!

Letto 4268 volte
Ultima modifica il 03 Marzo 2018
Marialba Ventricelli

Nata a Roma nel 1986, laureata in Neurobiologia presso l'Università Sapienza di Roma. Specializzata in Primatologia, lavora presso il Centro Primati dell'ISTC del CNR di Roma. Si occupa per "BUONO" degli aspetti inerenti l'attività didattica.