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Il CERVELLO DELLE API: l'apprendimento all'interno del nido Il CERVELLO DELLE API: l'apprendimento all'interno del nido © Carlo Taccari
RICERCA 13 Dicembre 2016

Il CERVELLO DELLE API: l'apprendimento all'interno del nido

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Quando un’ape si posa su un fiore l’odore di quel fiore è sufficiente a dare l’informazione se visitare o meno quella fonte di cibo - ossia se succhiare quel nettare o passare oltre - grazie al ricordo di quell’odore che è stato fissato nella memoria durante l’apprendimento associativo.

 

 

Questo fenomeno rappresenta un vantaggio per l’ape poiché in questo modo ottimizza la propria scelta: le basta un certo odore per capire se quel fiore offre del buon nettare. Un vantaggio ancora maggiore si avrebbe se l’informazione odore-buon nettare venisse trasferita anche ad altri membri della colonia così da velocizzare il processo di foraggiamento. Il trasferimento di informazioni circa le caratteristiche della fonte di cibo è fondamentale per il successo della colonia di qualunque insetto sociale. E le api ci mostrano come tale successo viene raggiunto.

Ape bottinatrice su un fiore

Ape bottinatrice su un fiore ©MyriamPhotos

Un’ape bottinatrice ritornata al nido recluta altre api trasferendo il nettare raccolto alle proprie compagne attraverso un contatto bocca a bocca o meglio ligula a ligula; durante tale fenomeno, definito trofallassi, l’ape operaia ricevente associa nel proprio cervello lo stimolo condizionato, ossia l’odore, e lo stimolo incondizionato, ossia il nettare. In questo modo l’ape ricevente apprende già all’interno del nido le caratteristiche olfattive di una risorsa sfruttata da un’altra ape bottinatrice, cosicché durante i propri voli di bottinamento cercherà e riconoscerà quello specifico odore.

Per dimostrare il ruolo della trofallassi nell’apprendimento delle caratteristiche olfattive di una certa fonte di cibo è stato utilizzato il paradigma di risposta di estensione della proboscide (PER, proboscis extension response): se l’ape recepisce con i propri recettori uno stimolo olfattivo diluito in una soluzione di saccarosio che riceve via trofallassi e associa i due stimoli (odore e sapore), nel trial successivo basterà l’odore a indurre un’estensione della proboscide. Esaminando due gruppi di api che hanno ricevuto via trofallassi soluzioni identiche per concentrazione di saccarosio ma differenti per la presenza o meno di un odore, è emerso che la percentuale di estensione della proboscide in presenza del solo odore è maggiore nel gruppo di api che ha ricevuto via trofallassi la soluzione contente l’odore. Inoltre, la percentuale di estensione della proboscide aumenta con l’intensità dello stimolo condizionato, ossia quando la concentrazione dell’odore è elevata la percentuale di risposta di estensione della proboscide è maggiore rispetto a quando la concentrazione dell’odore è bassa. Da questi studi è anche emerso che la durata della trofallassi non influisce sulla capacità di apprendimento, ossia anche quando la trofallassi ha una durata molto breve l’ape è in grado di associare i due stimoli.

Trofallassi tra due api

Due api comunicano tramite trofallassi.

Le api imparano a riconoscere quali stimoli ambientali, ad esempio un odore, siano predittivi di stimoli che generano un rinforzo positivo, come lo zucchero saccarosio nel caso si tratti di nettare. Il beneficio che le api traggono dalle buone capacità di apprendimento che hanno messo a punto nel corso dell’evoluzione consiste nel poter guadagnare in modo efficiente energia dall’ambiente circostante. In questo senso per le api l’apprendimento associativo rappresenta una componente essenziale nel comportamento di foraggiamento: imparando ad associare due stimoli le api riconoscono i fiori su cui nutrirsi e questa scelta non avviene a caso ma è guidata dalla memoria consolidata durante l’apprendimento associativo. Questa memoria conduce l’ape a ottimizzare il profitto, effettuando la scelta giusta.

 

Imparando ad associare due stimoli le api riconoscono i fiori su cui nutrirsi.clicca per twittare

 


BIBLIOGRAFIA

  • Gil M., De Marco R. (2005) Olfactory learning by means of trophallaxis in Apis mellifera. Journal of  Experimental Biology. 208:671–680.
  • Grüter C., Acosta L.E., Farina W.M. (2006) Propagation of olfactory information within the honeybee hive. Behavioural Ecology and Sociobiology. 60:707–715
  • Farina W.M., Grüter C., Acosta L., Mc Cabe S. (2007) Honeybees learn floral odors while receiving nectar from foragers within the hive. Naturwissenschaften. 94:55–60
  • von Frisch K. (1967) The dance language and orientation in honey bees. Harvard University Press, Cambridge, MA.
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Ultima modifica il 08 Marzo 2017
Marialba Ventricelli

Nata a Roma nel 1986, laureata in Neurobiologia presso l'Università Sapienza di Roma. Specializzata in Primatologia, lavora presso il Centro Primati dell'ISTC del CNR di Roma. Si occupa per "BUONO" degli aspetti inerenti l'attività didattica.